29.05.1942 – 20.03.2021
Amelia Rossi è stata un attivo membro della commissione “Familiares de desaparecidos Italo-Argentinos dentro del Plan Condor de los Paises de Uruguay-Paraguay-Brasil-Chile-Bolivia y Peru“. Durante il regime militare argentino si è battuta coraggiosamente per la difesa dei diritti umani e dei connazionali vittime della feroce persecuzione politica della giunta militare. Nel 1982 viene assunta come impiegata a contratto presso il Consolato Generale d’Italia in La Plata, poi, nel 1987, si trasferisce al Consolato Generale di Buenos Aires, dove per alcuni anni presta servizio in vari settori ottenendo la stima dei superiori, il rispetto dei colleghi e la riconoscenza della comunità italo-argentina.
I problemi in ufficio cominciano nel 1993. Il 12/10/1994 Amelia Rossi viene licenziata per presunta invalidità totale e permanente a seguito di accertamenti effettuati presso l’Ospedale italiano di Buenos Aires su richiesta dell’Amministrazione. Il Tar del Lazio, con ordinanza nr. 3017/94, accoglie l’istanza di sospensiva e, infine, il 20/4/1995, dopo una lunghissima vertenza, a seguito di una successiva ordinanza del TAR, nr. 600/95, Amelia Rossi viene reintegrata sul posto di lavoro e risarcita del mancato guadagno nel periodo di ingiustificata sospensione dal lavoro. In quello stesso periodo accade che le autovetture di proprietà degli impiegati della rete diplomatico-consolare argentina vengono “nazionalizzate”, le targhe ritirate e, in attesa del rilascio delle nuove targhe, si diffonde la prassi di applicare provvisoriamente alle autovetture riproduzioni delle precedenti targhe. Il mattino del 3/10/1995 Amelia Rossi si trova in ufficio quando le viene chiesto appositamente di spostare l’auto, parcheggiata nella strada antistante il Consolato in zona centrale della città, trafficata da pedoni, automobilisti e connazionali. Davanti alla porta del Consolato, che si chiude dietro di lei, Amelia Rossi viene arrestata da due poliziotti argentini in borghese sostanti davanti alla rappresentanza per falsificazione di targhe. Viene portata al Commissariato, perquisita, interrogata per ore e le viene sequestrata l’auto.
Il 14/11/1995, il gravissimo accanimento già in atto nei suoi confronti prosegue, e Amelia Rossi viene licenziata “per gravi infrazioni ai doveri d’ufficio”. La collega si rivolge puntualmente al TAR del Lazio, che il 5/2/1996 emette una sospensiva con l’ordinanza nr. 467/96. L’Amministrazione fa appello al Consiglio di Stato, che tuttavia la respinge (ordinanza nr. 736/96). Il 15.2.1996 Amelia Rossi viene assolta dall’Autorità giudiziaria argentina per non aver commesso il fatto e due mesi dopo riprende il servizio in Consolato. Il caso viene fatto oggetto di interrogazioni parlamentari da parte dell’On.le Mario Brunetti e dell’On.le Livia Turco, e ottiene l’interessamento personale dell’allora Ministro Susanna Agnelli.
Nel 2002 il TAR del Lazio emette una sentenza favorevole ad Amelia Rossi, annullando i licenziamenti. Tuttavia, il Consiglio di Stato annulla in seguito la sentenza del T.A.R. e conferma il licenziamento della Signora Rossi che, nel frattempo, è stata eletta R.S.U. nel predetto ufficio consolare. L’allora Coordinamento Esteri dell’UNSA, che allora si chiamava Unsa Sicis Mae, interviene presso la Direzione Generale del Personale del Ministero Affari Esteri, la quale, tuttavia, dichiara di non potere fare nulla al riguardo ed assicura solo la tempestiva corresponsione del TFR. La difesa di Amelia Rossi diviene quindi un imperativo non solo sindacale ma soprattutto morale, come disse un nostro dirigente sindacale: “se non possiamo far annullare il licenziamento di Amelia, non potremo mai fare nulla”. E l’UNSA ha fatto. Nuovamente pioggia di interrogazioni parlamentari come da ultimo quella presentata dall’onorevole Cassola e nuove proteste a 360 gradi nonostante il mutismo della burocrazia ministeriale. In occasione di un incontro sindacale con l’allora ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, viene messo sul piatto il caso „Amelia Rossi“, nonostante l’evidente malumore della dirigenza del ministero.
A quel punto, anche la maggioranza delle OOSS allora presenti si associano alla nostra richiesta, e D’Alema, dopo essersi consultato anche con esponenti dei gruppi argentini di difesa dei diritti umani, decide di agire con la massima tempestività per mettere fine a questo triste e oscuro episodio. A seguito delle indicazioni fornite dal vertice politico alla allora Direzione del Personale, si giunge dunque ad un accordo formale mediante il quale l’Amministrazione rinuncia al licenziamento e Amelia viene reintegrata nell’Ambasciata di Buenos Aires, purtroppo non nel suo caro consolato di Buenos Aires. Amelia rimane in servizio fino al pensionamento e, nonostante la sua attivissima agenda sindacale, trova sempre il tempo per continuare a rappresentare i lavoratori. Molti nell’UNSA la ricordano ancora al congresso che sancì il passaggio da UNSA Sicis Mae a Coordinamento CONFSAL UNSA ESTERI nel lontano dicembre 2007. Amelia Rossi ci ha lasciati sabato, pochi giorni prima della ricorrenza del 24 marzo, l‘infausto giorno dell’ultimo golpe militare in Argentina.
La ricordano le molteplici associazioni italiane e argentine nelle quali lei ha svolto la sua militanza politica e sociale, ma la ricorda in modo molto intenso questo sindacato, del quale Amelia ha sempre fatto parte e nel quale ha sempre creduto fin dal giorno della creazione del coordinamento argentina, nel lontano 2003.
Ricorderemo sempre come la sua voce motivata e intensa ci spronava a fare e a fare sempre di più. Cara Amelia, nel seguire la tua guida e il tuo esempio, continueremo a impegnarci e a batterci sempre, non solo in ogni Paese di tutta la rete diplomatico consolare del tuo Ministero degli Affari Esteri, ma in ogni Ufficio pubblico dove il sindacato è l’unica difesa contro le ingiustizie.
Roma, 22.03.2021
Il Segretario Generale Confsal-UNSA
Massimo Battaglia