Si riporta qui di seguito, e in allegato, il contributo offerto alla Commissione Difesa del Senato dalla Confsal UNSA in sede di audizione, svoltasi in data 23 luglio 2019.
Illustrissimo Presidente
Senatori della Commissione Difesa
Il personale civile della Difesa è componente centrale nel processo evolutivo delle FF.AA. sostenendone la valenza operativa intrinseca nella funzione e negli obiettivi del Ministero.
Questa spiccata vocazione operativa e tecnica (nel Ministero il 70% del personale civile opera in area operativa) ha sempre consentito il raggiungimento di tutti gli obiettivi strategici ed Istituzionali, mettendo a disposizione il prezioso bagaglio tecnico accumulato in secoli di attività con professionalità uniche in tutto il contesto delle Funzioni Centrali, aumentando la capacità proiettiva soprattutto nel sistema Logistico.
Tale sistema non è più soltanto legato all’attività d’impiego dei materiali, uomini, mezzi, ma anche alla pianificazione del supporto, alla ricerca delle esigenze, alla progettazione degli obiettivi per la sostenibilità del sistema sicurezza del Paese.
Nel Ministero della Difesa operano attualmente circa 25 mila dipendenti civili, unici lavoratori della Pubblica Amministrazione ad avere un settore “industriale” con una produzione/manutenzione di mezzi e armamenti che ha una forte ripercussione positiva sulla spesa di bilancio dello Stato pari a qualche punto di PIL.
Abbiamo ascoltato con molto interesse le audizioni recentemente avute presso questa Commissione con il Gen. Falsaperna, l’Amm. Serra, il Gen. Figliuolo e il Direttore dell’AID Anselmino, tutti loro hanno avuto come filo conduttore comune: LA CARENZA DI PERSONALE CIVILE.
Fino a pochi anni fa, negli anni 80, le maestranze civili presenti erano circa 50 mila, ma sia per l’introduzione del blocco Turn Over sia per le scelte dei Vertici Politici e Militari questo personale è diminuito a tal punto da minare seriamente il compimento della mission del Ministero.
Tale diminuzione ha orientato sempre di più il ricorso ad un massiccio utilizzo della Forza Armata al “privato” soprattutto a quella di progettazione e produzione dei mezzi e delle nuove tecnologie presenti nei nuovi sistemi d’arma.
Questa situazione ha causato un mancato ricambio delle maestranze civili e un aggravio per le finanze pubbliche con costi di manutenzione molto più alti, ma anche una perdita di professionalità della componente civile non più coinvolta nell’aggiornamento dei nuovi mezzi e delle tecnologie acquistate negli ultimi anni.
L’UNSA denunciò questo pericolo fin dagli anni 2000 al Ministro Martino (Governo Berlusconi) invitando a prevedere un “ricambio generazionale” da attuare man mano che avvenivano le fuoriuscite del personale e garantire il proseguo delle proprie “conoscenze lavorative” ad altri lavoratori tramite l’insegnamento diretto delle lavorazioni; scopo essenziale per non perdere professionalità uniche (gruisti, sommozzatori, artificieri, motoristi, maniscalchi, carrozzieri, piloti di natanti, verniciatori ecc.ecc.) oggi praticamente assenti ma indispensabili per il normale funzionamento delle lavorazioni industriali degli Arsenali, dei Poli, di Enti preposti alla manutenzione per gli Enti adibiti alla Sperimentazione al Collaudo dei mezzi e degli armamenti nonché a tutto l’indotto che ruota intorno ad essi.
Tutto questo sta “collassando”.
La perdita del personale preposto a tale compito ha bisogno di una attenzione straordinaria da parte del Governo.
Per scongiurare la “paralisi delle attività”, in altri Dicasteri il Governo ha concesso la possibilità di massicce assunzioni (vedasi Giustizia e Beni Culturali), al nostro Ministero c’è bisogno di altrettanta volontà e questo si potrà ottenere soltanto se tutte le parti che hanno voce in capitolo parleranno avendo lo stesso obiettivo.
L’impedimento primario alle assunzioni alla Difesa è la legge 244/12.
Legge voluta dall’ex Ammiraglio ed ex Ministro della Difesa Di Paola dove è stata prevista la riduzione di personale civile pari al 33% e quella del personale militare pari al 15% da realizzarsi entro il 2024, tale riduzione avrebbe dovuto far diminuire la voce di spesa maggiore dell’intero ministero e cioè il pagamento degli emolumenti che ammontava all’80% dello stanziamento totale (pari a 24 miliardi di euro) e con il rimanente 20% per far fronte ad acquisti e manutenzione di mezzi e strutture.
Questo non è avvenuto, anzi le spese stipendiali della componente militare sono aumentate.
Tale iniqua e sproporzionata legge di riduzione a discapito del personale civile ha provocato un “esubero” virtuale di personale civile tra: le presenze ad oggi esistenti e quelle previste per il 2024, esubero che di fatto non esiste; i recenti studi effettuati dall’amministrazione difesa evidenziano che nel 2021 la presenza sarà di soli 15/16 mila civili. Pertanto se non si interviene immediatamente ci sarà un conseguente “blocco delle lavorazioni” dovuto alla esigua presenza di maestranze soprattutto in quelle industriali dovute ai pensionamenti e all’introduzione della “quota 100”, senza contare poi l’ulteriore innalzamento dell’età media che si attesterà vicino ai 60 anni.
La peculiarità del nostro Ministero sono state da sempre le lavorazioni e manutenzioni svolte in “autonomia” (in house), che hanno garantito professionalità e tempistiche certe con costi limitatissimi, mentre l’utilizzo sempre più massiccio di maestranze private non sempre sono soddisfacenti e sicuramente con costi molto più alti.
Dalla “autonomia” interna garanzia di buon lavoro si sta passando alla “dipendenza” da altri soggetti che non garantiscono lo stesso standard di lavoro e sicurezza.
Si è tentato di sopperire alla carenza di personale civile inserendo personale militare, ma con scarso successo e senza considerare il loro maggior costo a parità di attività, com’è noto un militare costa il doppio di un civile e non garantisce la stessa professionalità. Anche il tentativo di utilizzare il personale militare non più idoneo al servizio militare per compensare le carenze di personale civile soprattutto nelle qualifiche tecniche, non ha portato sostanziali miglioramenti in quanto le cause che hanno portato alla loro inidonietà molte volte sono invalidanti anche per l’attività previste nelle qualifiche tecniche civili.
Se nell’area tecnico industriale c’è un tentativo di militarizzare i posti in organico, in quella tecnico amministrativa il tentativo è qualcosa di più concreto. Nella Direzione Generale del Personale Militare (per esempio) la pianta organica prevede 728 civili e 198 militari, la presenza, invece, è 364 civili (la metà) e 675 militari (più del triplo) con ovvi costi raddoppiati.
Siamo un paese dove c’è un rapporto tra militari e civili è di 7,5, in Francia tale rapporto è 1 civile per 3,5 militari e in Gran Bretagna 1 civile per 2,5 militari.
Questo trend deve cambiare e prevedere un maggior numero di personale civile.
COSA FARE?
- Un piano urgente di assunzioni straordinarie, facendo anche ricorso a “leggi speciali”, prevedendo un reclutamento di almeno 5 mila unità tecnico/amministrative da ripartire soprattutto nell’Area tecnico operativa industriale entro il 2021,
- Il superamento della legge 244/12 ostativa alle assunzioni e non più rispondente alle finalità di emanazione,
- Rivedere la percentuale di presenze tra militari e civili prevedendo la presenza di quest’ultimi in un rapporto che sia più corrispondente all’andamento degli altri Paesi, come sopra descritto, così da liberare la componente militare da compiti amministrativi e utilizzarli nelle loro più consone attività operative,
- L’utilizzo dei Centri di Formazione Professionale (ex scuole allievi operai) per la formazione di giovani da avviare alle successive assunzioni. Formazione che potrà essere effettuata dalle maestranze civili ancora presenti a costo zero.
Distinti saluti,
Il Segretario Nazionale Confsal-UNSA Difesa
Gianfranco Braconi