Unsa Interno: “TFR”, l’ora del giudizio

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Continua a far discutere l’iniziativa giudiziaria dell’UNSA sulla disparità tra dipendenti
pubblici e privati in merito alla liquidazione del trattamento fine rapporto (TFR) e del
trattamento fine servizio (TFS). Riteniamo opportuno riportare alcune utili notizie di sintesi
sulla questione.
“il ritardo per i lavoratori del pubblico impiego potrebbe essere incostituzionale e si attende
a breve una decisione della Corte che potrebbe cambiare le carte in tavola, favorevolmente
verso i dipendenti pubblici. Questi ultimi, infatti come ormai è ben noto, devono attendere
tempi considerevolmente più lunghi rispetto ai lavoratori dipendenti del settore privato per
vedersi corrispondere la liquidazione. Ritardo che crea di conseguenza un forte disagio,
soprattutto dopo una vita di lavoro.
I lavoratori del settore privato possono aspettare fino a 30-45 giorni per vedersi
corrispondere il TFR. Nulla a che vedere con le tempistiche previste per i dipendenti pubblici.
Le stesse sono stabilite dal Decreto Salva Italia 2011 e dalle Legge di Stabilità 2014 come
segue:

  • entro 105 giorni: termine rapporto di lavoro per inabilità o decesso;
  • dopo 12 mesi: cessazione rapporto di lavoro per raggiungimento requisiti servizio e di età e pensionamento;
  • dopo 24 mesi: fine del rapporto di lavoro per dimissioni volontarie, licenziamento o
    destituzione dall’impiego.

Tempi che potrebbero dilungarsi ulteriormente in base all’importo da ricevere. Infatti il TFR
corrisposto in un’unica soluzione è ammesso solo nel caso in cui l’importo non superi i 50
mila euro. Per gli importi tra 50 e 100 mila euro, invece, è previsto il versamento in 2 rate. E’
infine, per gli importi superiori ai 100 mila euro, le rate diventano 3.

Infine, la tempistica sopra riportata, fatta eccezione per la causa di inabilità e decesso (entro
105 giorni), può allungarsi di ulteriori 3 mesi. Nel senso che l’importo deve essere versato
rispettivamente dopo 12 e 24 mesi, ma senza interessi la corresponsione è permessa fino a 15
e 27 mesi, passati i quali scatta l’obbligo di pagare anche gli interessi di mora per il ritardo.
Le cose potrebbero cambiare a breve con una decisione da parte della Corte Costituzionale,
chiamata ad analizzare un ricorso al Tribunale del Lavoro di Roma da parte di una
lavoratrice del Ministero della Giustizia, la quale si è vista corrispondere il TFR dopo oltre
27 mesi. I giudici hanno espresso la propria sentenza, stabilendo che la liquidazione deve
essere versata in tempi più ristretti, soprattutto a quei dipendenti che si trovano in età
avanzata. Ora spetta alla Corte Costituzionale pronunciarsi in merito, con la possibilità più
concreta di annunciare l’illegittimità dei ritardi con i quali viene corrisposto il TFR e il TFS
per i dipendenti pubblici”.

ATTENDIAMO FIDUCIOSI L’ESITO DELLA DECISIONE

Roma, 13 Marzo 2019

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